Volle fortissimamente lo volle

Real teatro San Carlo o, più semplicemente, Teatro San Carlo come Carlo III di Borbone che volle, fortissimamente lo volle quando Napoli era capitale d’Italia. Il più antico d’Europa, inaugurato il 4 Novembre 1737, giorno di San Carlo per l’appunto, più vecchio della Fenice e pure della Scala.  Anche se, quella di oggi è una meravigliosa ricostruzione realizzata, in soli dieci mesi, a seguito di un incendio che devastò la struttura durante l’Ottocento. Stendhal disse che non esisteva nulla al mondo come il San Carlo. E come dargli torto… Quando le ante della porta del palco reale si aprono, gli occhi si riempiono di stupore e meraviglia e risulta difficile pensare che in origine fosse una semplice sala da danza dove si prestava poca attenzione allo spettacolo ma si mangiava oppure chiacchierava. La grandiosità, la magnificenza dell’architettura, le decorazioni in oro e gli addobbi sontuosi,  una volta in azzurro oggi in rosso, ipnotizzano occhi ed anima. Il re arrivava a teatro attraverso un passaggio segreto che partiva dal suo appartamento e per far piacere al re ci si inventata di tutto: per Carlo saranno inventati gli intermezzi di balletto per Ferdinando invece, nato e vissuto a Napoli, gli intermezzi comici che diventeranno poi l’opera buffa. Perché Ferdinando era un napoletano verace: dialetto in bocca, cinquanta sfumature di azzurro nelle vene e tanta tanta scaramanzia. Al San Carlo ad esempio, sul piano del palco reale il numero 17, che a Napoli porta male, è sostituito da un bel 16 bis. Oggi a gestire il teatro è una fondazione, in caffetteria dove ogni tavolino è diverso dall’altro si mangia  il babà di Scaturchio e l’intervallo si passa nel foyer. Preparatissime guide, raffinatissime nei loro completi total black, accompagnano il visitatore tra  stanze, palchi, annedoti e curiosità… Si racconta per esempio che i napoletani non applaudirono la performance di Caruso al San Carlo: troppa voce ma pochissimo core… Verità oppure leggenda, sta di fatto che il grande Caruso si esibì quell’unica volta nella città partenopea. Si racconta pure che la statua di Giuseppe Verdi, quello della mille lire stile Beppe Vessicchio, posta vicino al foyer ha l’aria crucciata ed il capo chino perché Verdi era a Napoli per la prima dell’Aida dove fu applaudito per ben 37 volte. Durante il soggiorno Gemito ebbe l’incarico di scolpire un suo busto ma Gemito era un artista di pancia e l’ispirazione purtroppo non arrivava fin quando Verdi non si sedette al pianoforte per guardare lo spartito e l’artista immortaló esattamente quell’istante. Le visite si effettuano tutti i giorni secondo sei turni giornalieri (tre al mattino e tre al pomeriggio) e prevedono un affascinante percorso guidato in italiano oppure inglese. Il biglietto si acquista all’ingresso. Per ogni ulteriore info http://www.teatrosancarlo.it.

Lascia un commento