Non é vero ma ci credo

Via dei tribunali, Napoli: la folla disordinata, Sorbillo preso d’assalto già alle dieci del mattino per prenotare un tavolo per le venti, del giorno dopo però; le lenzuola che sanno di Coccolino alla lavanda che penzolano dai balconi, uno degli ingressi a Napoli Sotterranea e lungo il Decumano,  tra bancarelle di cuoppi fritti e pastori, la chiesa di Santa Maria delle anime del purgatorio ad Arco, con fuori le “capuzzelle” che vanno strofinate perchè portano ‘a bona ciorta. La piccola chiesa di sopra non lascia trapelare nulla di quello che è conservato di sotto, nell’ipogeo, la cui costruzione  fu commissionata da alcune famiglie nobili napoletane che volevano creare un luogo di sepoltura per i poveri ed i bisognosi della città che non avevano famiglia oppure casa. Ma mai la congregazione laica avrebbe potuto immaginare cosa avrebbe scatenato quell’ossario: con il secondo conflitto mondiale parte il culto vero e proprio delle anime del Purgatorio; sono le donne, soprattutto quelle che hanno perso i loro cari in guerra, a prendersi cura delle capuzzelle, (i teschi che, persi i capelli diventano delle piccole teste) ammassate nell’ipogeo e che puliscono con cura perchè la pulitura fisica accellera quella spirituale. E le anime vanno in sonno, danno i numeri da giocare ‘o banculott, si fanno adottare e portano bene. Fin quando però la pratica, ritenuta superstiziosa dalla chiesa, non viene bandita. Ma le donne non ci stanno, si presentano sotto la curia e si graffiano i seni per protesta. Il culto termina definitivamente con il terremoto dell’Irpinia. Si inizia a scavare solo nel 1992  ma non si tocca, non si lustra e non si adotta più eppure, restano tutt’oggi quelli che, previa registrazione all’ingresso della chiesa, scendono ancora per pregare le anime del purgatorio, perchè, per la serie non è vero ma ci credo, alcune anime sono solo ascoltative, altre invece sono miracolose. Come Lucia, il cui teschietto è soffocato da oggetti di ogni tipo, come i biglietti della metro oppure del treno, a testimonianza probabilmente del viaggio fatto. Lucia resta ancora oggi nell’immaginario comune la protettrice degli innamorati e delle zitelle che cercano marito perché secondo la leggenda, fu data in sposa dal padre ad uomo che non amava e si suicidò prima delle nozze. Il suo cranio ha la corona ed il velo da sposa. E’ praticamente impossibile risalire all’identità delle capuzzelle, nemmeno se ci provasse Amadeus con gli incontri ravvicinati e i tre indizi. E, sopra tutte le capuzzelle, vigila il  teschio alato che si vedeva dall’ingresso quando ancora l’altare non era così alto. Senza i denti perchè ha trascorso una pessima vita, con  il capo velato perchè sta passando una pessima morte. Ma alato perchè basta pentirsi per volare in paradiso, oppure basta che qualcuno preghi per ll’aneme ‘o Priatorio.

Lascia un commento