E non puoi fare a meno di amarlo

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All’epoca delle sorelle Rodriguez e delle stanze rosse in stile Cinquanta sfumature, parlare di monasteri e soprattutto di clausura potrebbe sembrare alquanto paradossale e  anacronistico, eppure il monastero delle Trentatré rappresenta un affascinante viaggio tra la storia, la fede e l’arte ma è soprattutto una di quelle gran belle esperienze che ti muovono qualcosa dentro. Il complesso degli Incurabili fu fatto costruire da donna Maria Lorenza Longo che fondò l’ospedale prima, le Trentatré dopo ed il monastero durante. Catalana, quando ancora Barcellona non votava per l’indipendenza dalla Spagna, la Longo arrivò a Napoli con marito e figli e, in seguito ad una miracolosa guarigione, iniziò ad assistere i bisognosi fino a comprare un terreno per costruire l’ospedale degli Incurabili dove ancora oggi qualcuno vede aggirarsi il suo fantasma. Moglie, madre, mamma, malata e per finire monaca; Maria Lorenza, rimasta vedova, sente lei stessa la vocazione e fonda il monastero delle Trentatré, come gli anni di Cristo e come il numero massimo di sorelle che il convento poteva ospitare. Con il tempo, l’ordine venne soppresso, il monastero confiscato e restarono in sole tre monache con il divieto assoluto di accogliere le novizie. Ma le monache non ci stanno; aprono le porte di un convento ridotto ormai a poche stanze alle suore di domani che travestono da domestiche durante i controlli e solo qualche anno fa viene ridato alle clarisse quello che era delle clarisse: gli viene restituito il monastero con la sala del refettorio e l’affresco dell’ultima cena; gli vengono restituite le cantine perché, se ammalata e se prescritto dal dottore un bicchierino di vino la suora se lo può fare e gli viene restituita la chiesa con la navata piccolissima ed il presbiterio grandissimo perché erano pur sempre suore di clausura nel senso più proibitivo della parola; potevano guardare solo nascoste dietro le gelosie e questa disposizione navata-presbiterio consentiva di vedere solo l’altare. Oggi la clausura si è straordinariamente attualizzata: siamo chiaramente lontani dai cori gospel della svitatissima Sister Act ma le Trentatré raccolgo le intenzioni di preghiera attraverso la loro pagina Facebook, votano, guardano l’Angelus la domenica alla tele, producono bambinelli in cera e preparano una soffice ciambella, in stile Benedetta Parodi, a quanti decidono una mattina di prendere parte alla visita guidata attraverso l’associazione culturale Megaride. E a fare da Cicerone in questo straordinario viaggio il manutentore, da tre generazioni, del monastero che te lo racconta quasi stessi assistendo ad una rappresentazione teatrale. E non puoi fare a meno di amarlo… il monastero intendo, perché con il manutentore non ci conosciamo ancora abbastanza.

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