Cinquecento anni portati benissimo

Il Monte Nuovo è probabilmente il vulcano più giovane d’Italia; è alto circa 130 metri e si formò in sole 48 ore. Fortunatamente non ci furono vittime perché qualche giorno prima della sua formazione la terra si alzò di sette metri ed il mare arretrò di circa mezzo chilometro lasciando i pesci agonizzanti sulla spiaggia. I napoletani si diedero alla fuga e mentre pensavano ad una bella frittura di paranza, raccoglievano i pesci e gridavano o’ miracol. Il villaggio medioevale fu completamente raso al suolo e solo le quattro persone che qualche giorno dopo salirono sulla montagnella per capire che é succies, non fecero purtroppo più ritorno a casa. Cinquecento anni dopo, ma portati benissimo, il Monte Nuovo nei Campi Flegrei è il punto di partenza dell’escursione naturalistica altrimenti detta “discesa agli Inferi” (perché secondo un’antica leggenda il lago d’Averno era la porta dell’inferno). Si parte dalla bocca del cratere ricoperto completamente di vegetazione ed asparagi selvatici che quasi fai fatica a credere che sia ancora un vulcano attivo. Il percorso che porta alle fumarole sembra una delle prove di Giochi senza Frontiere, con l’adrenalina ed il rischio di cadere; manca solo la voce francese che attention… trois, deux, un… dà il via. Qualche etto di polvere vulcanica è inclusa nel prezzo del biglietto (10 euro la visita guidata ma l’ingresso al parco è gratuito ed aperto a tutti) e vale come souvenir perché il pulvisco ti entra pure nelle mutande che dopo, neanche gli spazzoloni del car wash riescono a liberartene. La piacevole passeggiata continua nel boschetto di macchia mediterranea, tra lecci, corbezzoli e querce. I sentieri non sono segnati e, sebbene in Internet si legga che si può fare trekking da soli nella zona, a meno che non si lavori per Google map oppure si abbia un geolocalizzatore sotto l’epidermide, è meglio farsi accompagnare da guide esperte come quelle dell’associazione Trentaremi. Dal punto più panoramico si ammirano il lago di Lucrino, Miseno, Nisida ed il mare azzurro tanto caro ai napoletani. Il percorso continua tra vigneti ed agrumeti con una bellissima passeggiata con vista: è spettacolare lo specchio d’acqua del lago Averno, anch’esso di origine vulcanica. La circumnavigazione del lago nonostante faccia bene ai glutei, che ragazze, forse tra trent’anni avremo il culo come Belen, fa un pò meno bene ai piedi ma è molto interessante per la flora e la fauna che si incontrano. La Grotta di Cocceio con la quale si chiude la passeggiata, collegava il lago a Cuma ed era usata nella seconda guerra mondiale come deposito di esplosivi. Dodici cholometri dopo e quattrocento chilocalorie in meno arriviamo al lago di Lucrino. E’ ora di pranzo: si può decidere di tornare a casa per uno spaghetto sciuè sciuè oppure fermarsi in uno dei ristorantini del lungomare ed ordinare deux fritures.

Lo chef consiglia: sebbene il percoso di circa tre ore sia di livello medio basso, si richiede comunque abbigliamento comodo, scarpe da ginnastica, zainetto e tanta acqua perché non ci sono punti di ristoro.

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