La ragazza di Vermeer

Per Marilyn un baciamano poteva farti sentire meglio, ma una tiara di diamanti sarebbe stata sicuramente per sempre. La Monroe fu infatti categorica: i migliori amici di una donna dovevano necessariamente luccicare. Non sembrava essere dello stesso parere la ragazza col turbante dell’omonima tela e se è vero che come diceva Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, gli uomini si giudicano dagli orecchini che ti regalano, la ragazza di Vermeer doveva essere ben messa con quella grossa perla al lobo sinistro. Il quadro della sfinge di Delft, come era soprannominato il pittore olandese, è una tronie; la raffigurazione di un volto era infatti una tecnica pittorica particolarmente in voga nella pittura olandese del Seicento. Vermeer ci ha lasciato una produzione molto ridotta: complessivamente 36 capolavori perché la sfinge si divideva tra pittura, commercio di opere d’arte e famiglia. Del resto, aveva solo 15 figli. Ma soprattutto Vermeer si dava anima e corpo alle sue creature; è per questo che la ragazza con l’orecchino di perla può considerarsi un vero e proprio virtuosismo artistico. Il best seller internazionale di Tracy Chevalier ed il film omonimo con la strordinaria Scarlett Johansson hanno contribuito all’associazione della fanciulla del ritratto con la serva del padrone. In realtà qualche addetto ai lavori ha ipotizzato che si potesse trattare di Maria, la figlia all’epoca dodicenne del pittore, mentre per altri quella figura è l’idealizzazione di una donna perché la perla è troppo grande per l’epoca e la stoffa del copricato esotico, color blu oltremare, è troppo preziosa. La pietra è la vera guest star: la perla cattura quasi da sola la centralità della luce di cui è pervaso il dipinto, è di grandi dimensioni ed è a forma di goccia. Contestualizzando al tempo di Istagram la tela, si potrebbe azzardare che la tecnica pittorica utilizzata sia quella del filtro effetto Tilt-Shift. La ragazza di Vermeer ed il suo orecchino hanno creato un fenomeno mediatico al pari della Gioconda, ed il nuovo mito, dopo aver girato il mondo è tornato a casa, al museo Mauritshuis de L’Aia. La cosmopolita olandesina ha l’occhio languido, lo sguardo interrogativo, la bocca appena aperta e le labbra umide ma soprattutto sembra aver capito che dei sentimenti non si butta via niente, soprattutto se si tratta di perle.

Lascia un commento